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Saperne di più sul tabacco
Per chi non lo sapesse, il nome “tabacco” indica tutte quelle specie di piante del genere Nicotiana (es. Nicotiana Tabacum), erbacee appartenenti alla famiglia delle Solanacee, originarie dell’ America tropicale e temperata. Il fusto eretto varia tra 1 e 2 metri, con foglie grandi. allungato-lanceolate o quasi elicoidali, finemente pelose, ricche di nicotina (dal francese Jean Nicot che le classificò per prime), aromatiche, usate per la lavorazione di sigarette, sigari, trinciati da pipa. tabacchi da masticare, e da fiutare, dai suoi fiori con corolla tubolosa, bianchi, rosei. rossi o verdicci, scaturiscono frutti a capsula con numerosi semi dai quali si estrae un olio semissicativo, proprietà terapeutiche se assun to in quantità moderate.
Nativo dell’America, il tabacco oggi è coltivato in tutti i Continenti, ad eccezione di quello “Antartico ed Artico, per ora !”.
Tre semplici elementi naturali occorrono, semi, suolo, clima, e naturalmente la mano esperta degli addetti alla sua coltivazione, ecco perché ormai molti appassionati ed esperti fumatori prediligono più sigari Dominicani, Hundureni anziché sigari Cubani !!!.
All’apparenza la pianta del tabacco sembra così rigogliosa e superba, in realtà è veramente fragile, e necessita di amore e di particolari cure, proprio come un bambino che deve essere svezzato, cresciuto.
Spesso la coltivazione è curata da vere e proprie “famiglie di coltivatori, che tramandano le loro esperienze e il loro mestiere di generazione in generazione.
Il seme inizia la sua vita in un letto di germogliazione dove la pianta crescerà in uno stato asettico per circa sei settimane, in questo periodo il rischio di infezioni e di germi è molto alto per cui ogni necessaria precauzione non è mai troppa.
Dopo questo periodo le piante più sviluppate vengono trapiantate a mano nei terreni adibiti a piantagione, a distanze ben precise ed uniformi le une dalle altre.
Passeranno altre sei settimane, in cui i coltivatori trepidanti per la paura dei parassiti, funghi, spore, muffe e catastrofi naturali (uragani), cureranno le piante, le esamineranno, le copriranno con teli giganteschi per ripararle dalla eccessiva esposizione solare, provvederanno ad una giusta e moderata irrigazione delle piante, prima che le stesse giungano alla loro altezza naturale. Dopo 45 giorni inizia il raccolto delle prime foglie, che pazientemente vengono staccate con delicatezza dalla pianta
e stese sopra dei teli, generalmente le prime foglie raccolte sono 6, una per ogni livello, le foglie raccolte vengono disposte una sull’altre e lasciate ancora ai piedi della pianta per una rapida e conclusiva maturazione,
Le foglie raccolte vengono stese con delicatezza su se stesse a pacchetti (folders), che variano tra le 15 e le 50 foglie, occorreranno ancora sei settimane prima che il verde clorofilla lasci il posto ad un chiaro marrone, e l’originale spessore perda una parte della sua consistenza.
Questi pazienti procedimenti sono essenziali per ottenere tabacchi perfetti e pregiati, a Cuba, dopo l’avvento di Castro e con l’intento d’incrementare le vendite e gli introiti per le casse statali, molti di questi parametri sono stati trascurati, risultato eccessivo sfruttamento del terreno (ogni tre raccolti il terreno deve riposare per almeno un anno), piantagioni male coltivate, selezionatura delle foglie spesso improvvisata e frettolosi raccolti.
L’avventura delle foglie non finisce nel raccolto, le foglie nuovamente sciolte e stese rimarranno in dei grandi capannoni di legno per altre 6 settimane. È il momento in cui inizia l’ essiccamento graduale delle foglie, progressivo e costante sotto un attento controllo effettuato ogni quattro ore, giorno e notte.
Tramite una ventilazione regolata dall’esterno all’interno, si armonizza il processo di essiccamento delle foglie che sono appese, con la punta rivolta verso il basso in una disposizione che ricorda dei grandi ventagli.
Dopo questo processo le foglie rimosse da questi capannoni vengono selezionate per colore e passate ad una successiva fase, la fermentazione, o in gergo “burning”.
Ordinatamente accatastate, vengono deposte in ambienti sigillati ad una temperatura di 22° gradi circa per un lungo periodo, durante il quale vengono rimosse, girate, spostate. è un momento molto delicato ed importante, le foglie infatti rilasciano il contenuto di ammoniaca, (personalmente sono entrato in uno di questi ambienti, l’odore è intenso e gli occhi lacrimano). |
Il periodo necessario per la fermentazione è stabilito dal colore, dallo spessore e dal tatto della foglia, che, una volta presa nelle mani di un esperto selezionatore, verrà destinata a diventare parte di un filler, o di un binder o di un wrapper.
In questa fase di attenta selezione, verranno scartate le foglie difettose o che presentano parti eccessivamente danneggiate, verrà inoltre eliminata la venatura centrale, per favorire la perfetta combustione.
Non è ancora finita, le foglie adagiate in contenitori di cedro, rimarranno ancora a stagionare ad una lenta e costante umidità per un lungo periodo che, di regola è superiore ai due anni; è in questo lungo processo che gli aromi ed i sapori vengono stabilizzati, è dopo questa fase che l’esperto arrotolatore, con la sua arte e la sua esperienza, comincerà la lavorazione del sigaro, la selezione delle miscele per il filler, il minuzioso arrotolamento, la strutturazione con il binder ed infine la fasciatura con il pregiato “wrapper”, ma questo ahimè è un segreto che in pochi conoscono.
Sono passati 3 anni dall’inizio del processo di nascita, raccolta, essiccamento, fermentazione, stagionatura, selezionamento e costruzione, prima che un sigaro venga acceso e consumato, un lungo processo che come i giorni, le stagioni, gli anni, si rinnova costantemente, spesso tutto da scoprire, ricco di elementi culturali, radicati nelle più antiche origini di quei popoli, dai quali nei secoli scorsi abbiamo ereditato l’arte sopraffina del fumo e soprattutto dei buoni sigari.
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