Montecristo – Tubos CONTROCORRENTE

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Montecristo – Tubos
CONTROCORRENTE

nzChiunque voglia avvicinarsi al mondo dell’habano per comprenderne la straordinaria, misteriosa alchimia, crediamo debba sempre essere guidato da un’inguaribile curiosità. Ben oltre l’ampiezza del panorama produttivo, infatti, l’educazione alla curiosità costituisce parametro essenziale per la corretta valutazione di una cultura che, pur se in una caleidoscopica offerta di differenti vitolas e ligas, realizza un unicum inscindibile. La crescita culturale dell’appassionato non può quindi prescindere da una visione complessiva di questo sorprendente affresco, disegnato per soddisfare in maniera che potremmo definire “sartoriale” i gusti di ognuno, ma la cui lettura può essere effettuata solo grazie alla conoscenza delle sfumature, anche le più tenui, su cui tale affresco si dipana.
Ecco perché, nel dare inizio a questo appuntamento con l’habano, si è scelto di andare controcorrente proponendo al lettore un sigaro come il Montecristo Tubo, modulo certamente non alla moda in quanto ormai ampiamente soppiantato, nelle dimensioni, dall’attuale trend produttivo. Si tratta quindi di una scelta ponderata, effettuata in ragione del grande fascino offerto dalla variegata produzione cubana, ricca di realizzazioni che però non sempre attraggono l’appassionato. Indugiare nel portfolio di ogni marca, oggi più che mai, consente invece di riscoprire moduli sempre più rari che sono in grado di offrire esperienze gustative affascinanti.
In produzione sin dagli anni ’80, il Montecristo Tubo figura forse tra le referenze meno frequentate dagli amanti della marca del giglio. Sarà per quell’apellido de salida un po’ anonimo, o forse per le sue misure, ormai così lontane dagli attuali canoni dimensionali a cominciare dal cepo, un antico quanto regale 42. Già, regale. Perché la vitola de galera di questo sigaro (Corona Grande, RG42x155) riporta alla memoria una delle più grandi famiglie di moduli cubani i cui capostipiti, i Coronas, erano sinonimo di ricercatezza e di perfezione tanto nella scelta delle foglie che nella cura realizzativa. Negli ultimi anni questa famiglia ha visto purtroppo sempre più assottigliarsi il numero di referenze prodotte, ma il fascino del cepo 42, così elegante e discreto, non cessa di mietere consensi tra gli appassionati più curiosi ed esigenti. Fratello minore del Cervante, di cui è più corto di 10 mm, il Corona Grande è attualmente prodotto anche da Cohiba con il suo Siglo III, mentre è ormai fuori produzione da tempo lo straordinario Hoyo des Dieux di Hoyo de Monterrey.
Aprire il tubo, la cui veste originaria è stata rinnovata ai primi del 2000, e scoprire l’elegante silhouette di questo manufatto ci riporta dunque indietro nel tempo, un tempo in cui il gusto della fumata trovava raffinato compendio anche nell’armoniosa proporzione dei manufatti.
Ma è alla prova del fuoco che questo modulo esprime tutta la sua autentica, nobile signorilità. Vestito di una fascia colorado maduro, lucida e grassa, a crudo emana sentori marcatamente legnosi. Dopo l’accensione si offre pugnace e vigoroso sin dai primi puff, in un proscenio che annuncia l’avvento della classica partitura di Montecristo, sobria, austera, declinata su note asciutte di singolare eleganza che però non si concedono a una fruizione disinvolta: la forza medio-alta e il cepo non accordano distrazioni al fruitore.
Nel prosieguo della fumata il ritmo si fa incalzante, vivace, in una progressione lineare e sorniona, corroborata da combustione e tiraggio perfetti. Assaporare l’esuberante evoluzione di questo manufatto costituisce un plus significativo, che i sigari brevilinei sovente non riescono a regalare per evidenti ragioni; ed è forse proprio sul piano evolutivo che questo Montecristo marca il suo territorio d’elezione, a patto che se ne sappia padroneggiare la complessa indole sino agli ultimi, sazianti puff.
In definitiva, questo modulo interpreta fedelmente il gusto della originaria Linea Classica di Montecristo. Descrivere la tipicità di questo brand è sempre operazione complessa eppure affascinante, poiché risulta difficile trovare gli aggettivi che possano definirla compiutamente nel suo più limpido dipanarsi; ciò che più colpisce è, paradossalmente, l’espressione di quella che potremmo definire come una singolare, latente “disarmonia”, che si risolve nell’attesa di una nota aromatica che sembra voglia sottrarsi a una precisa identità, o in una mancanza di rotondità che appare cercata, misurata e realizzata allo scopo di non scadere in quello che altrimenti diverrebbe uno stucchevole equilibrio complessivo.
Sarà forse per questo che Mee Ron Nee definisce la liga di Montecristo come “a mystical blend”?
Buon fumo!

by Giuseppe Elefante

Uno Speciale ringranziamento a Giuseppe Elefante

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