IL SIGARO ITALIANO – Materia prima
21 Aprile 2021“LA PASSIONE UNISCE!”
27 Dicembre 2020La nostra passione
Scrivere un articolo sui sigari in un gruppo di appassionati e conoscitori (molti anche migliori di me) del sigaro non è del tutto facile. Anche se fumo da molto tempo, non sono mai riuscito ad approfondire i risvolti tecnici del sigaro, credo di essere anche la persona meno adeguata a spiegare come venga prodotto e non sono ancora arrivato a comprendere e scoprire quegli aromi e sapori che molti riescono a riconoscere.
Da oltre 20 anni fumo sigari, quasi esclusivamente cubani e nel corso del tempo ho maturato questa passione in modo riservato e principalmente solitario anche perché non ho mai trovato nessuno che condividesse questa passione con me. Fumo per piacere, passione, gusto e perché per me è un modo per ritrovare un momento dove posso stare tranquillo e riequilibrare le energie.
Da circa 1 anno ho conosciuto un gruppo di persone a Bolzano che hanno fondato un club di appassionati e con grande piacere mi sono iscritto iniziando a condividere serate ed eventi e scoprendo il piacere di quella famosa parola che davvero racchiude un significato unico, difficile da tradurre, il “compartir”.
Cuba ha fatto parte della mia vita e della mia famiglia fin da quando avevo 20 anni.
Ricordo ancora quando una timidissima ragazza di Santa Clara oltre 25 anni fa arrivava in Italia e entrava a casa di mia madre portando dei sigari arrotolati nella carta di giornale come regalo. Erano bellissimi e da quel momento la passione è cresciuta fino a diventare una specie di ricerca infinita di scatole e informazioni. Come per molti la mia ricerca non era indirizzata al nuovo ma a quei sigari ormai fuori produzione che però preservano un fascino irresistibile e spesso gusti, aromi e sapori che oggi nei sigari attuali non riesco a ritrovare.
A Cuba sono stato solo in due occasioni, una pochi anni fa con mio padre e una quest’anno da solo. Avevamo fatto programmi per andarci insieme anche la seconda volta ma ogni tanto le cose non vanno come ci si immagina e alla fine sono partito da solo per partecipare al Festival. Sono stato fortunato perché mi sono aggregato ad una compagnia di ragazzi italiani al tempo sconosciuti ma che mi hanno dato la possibilità di trascorrere una vacanza bellissima.
Aurelio l’ho conosciuto in questo gruppo.
È stata una bellissima sorpresa quando dopo tanti mesi dal nostro ritorno, proprio lui mi ha contattato per chiedermi se mi piacesse l’idea di far parte di questo gruppo di appassionati e scrivere un articolo da pubblicare su Facebook.
Questo articolo è stato scritto con l’aiuto di più persone, in primis Daniel Gasser, presidente del nostro club, lo Standard Club di Bolzano, grande appassionato di sigari e ancor più appassionato di distillati. È da lui che è venuta l’idea di scrivere su una giornata di degustazione che abbiamo fatto in cui abbiamo testato dei rum di diverse annate e fumato degli Hoyo de Monterrey Hoyo du Roi.
Ci auguriamo quindi che questo articolo nato dalla curiosità e dalla voglia di conoscere e condividere possa essere di vostro gradimento.
TO AGE OR NOT TO AGE
“Invecchiamento” è una parola tanto affascinante quanto controversa, sicuramente capace di suscitare grande interesse fra gli amanti dei sigari, dei distillati e dei vini.
È quello che è successo all’interno dello Standard Club dove, per mesi, abbiamo discusso circa i vantaggi e gli svantaggi di tale pratica. Un dibattito che si è trasformato in una sfida, che solo l’esperienza pratica poteva dirimere.
Ci siamo quindi messi all’opera e, dopo diverse ricerche e grazie al know-how di alcuni dei membri del club, i nostri esperimenti sono culminati in un tasting verticale di un distillato in abbinamento con un sigaro invecchiato oltre 18 anni.
Spiegheremo fra poco di cosa si è trattato. Prima, però, dobbiamo fare un passo indietro.
Nei mesi precedenti ci siamo dedicati alla degustazione di altri abbinamenti.
Abbiamo fumato dei Davidoff invecchiati più di 10 anni, un Davidoff Riserva Privada Italia 2012 e un Classico Robusto Millenio 2008. Abbiamo scoperto che questi sigari non tendono a migliorare tanto con l’età ma subiscono piuttosto un appiattimento aromatico. Una delle spiegazioni che ci siamo dati è che, probabilmente, Davidoff mette sul mercato i propri sigari quando hanno raggiunto la maturazione ideale. Da questa consierazione, però, vorremmo escludere il Davidoff Oro Blanco, in quanto secondo noi ha un ottimo potenziale di invecchiamento.
Da Davidoff ci siamo spostati, poi, in Nicaragua, e abbiamo selezionato un Padron 1964 Fam Res 46 del 2007: un vero e proprio status quo. Chi lo ha fumato sa di cosa stiamo parlando! Purtroppo, i sigari sono risultati troppo intensi e speziati per sposarsi con il distillato che volevamo abbinare.
In questa occasione abbiamo deciso di abbinare un sigaro cubano e la scelta è andata su l’Hoyo de Monterrey Hoyo du Roi. Un bellissimo cabinet da 50 del 2002.
Fondata nel 1865, Hoyo de Monterrey ha introdotto la linea Le Hoyo negli anni ´70 per dare un po’ più di forza gustativa alla propria serie standard. Nello specifico, Le Hoyo du Roi, un Corona, nel box da 50 è stato confezionato fino al 2003 e, dall’anno 2009, non è più stato prodotto.
Grazie ai consigli dei nostri amici e sostenitori di Velier, abbiamo scelto di fare una degustazione verticale di Clairin in abbinamento con l’Hoyo du Roi.
Cosè il Clairin? Gli Haitiani identificano la parola “rum” solo con il rum invecchiato e quindi con il Barbancourt, mentre “Clairin” è il nome che danno al loro rum agricole bianco “moonshine”, o comunque prodotto sull’isola da più di 500 piccole distillerie e destinato solo al commercio interno. La distilleria Barbancourt, invece, produce un ottimo rum che viene regolarmente esportato e del quale vi consigliamo di assaggiare le bottiglie prodotte prima del 1992.
La parte più intrigante dei Clairin è che sono interamente artigianali, senza aggiunta di zuccheri né coloranti (o decoloranti!), e le canne da zucchero utilizzate nel processo non hanno mai subito trattamenti chimici. Michel Sajous (il nome del nostro Clairin) è uno di questi produttori-artigiani che lavora utilizzando il puro succo di canne cristalline, una varietà oramai quasi estinta, in pieno stile Agricole. Le canne da zucchero di Michel Sajous sono ancora tagliate a mano e portate in distilleria dagli asini. Il succo della materia prima fermenta naturalmente per una settimana ed è distillato in alambicco pot still a fuoco vivo, conservando così tutto il fascino di un prodotto di altri tempi. Grazie alla geniale intuizione della Velier, questo distillato è stato anche fatto invecchiare in botte, guadagnandosi così l’indicazione di “rum”.
Le etichette degustate, tutte prodotte in quantità estremamente limitata e alcune, come il 21 e 34 mesi, addirittura single casks di poche centinaia di bottiglie, sono:
1. CLAIRIN SAJOUS Bianco Récolte 2018
2. CLAIRIN ANSYEN SAJOUS invecchiato 21 mesi in botte Rhum di Bielle
3. CLAIRIN ANSYEN SAJOUS invecchiato 34 mesi in botte Bourbon di Widow Jane
4. CLAIRIN SAJOUS VIEUX invecchiato 4 anni in botti Whisky (Benriach) e in botti di rum (Caroni, Bielle e Foursquare)
È importante sottolineare che, i tre Clairin invecchiati, provengono tutti dallo stesso warehouse di Port-au-Prince, il che significa che hanno subito le stesse condizioni climatiche tropicali con un angel share/aging tre volte superiore ai lontani cugini scozzesi.
Ecco le nostre impressioni.
Clairin Sajous bianco: al naso colpisce subito per la complessità fatta di fiori, frutta tropicale, canna da zucchero.
I profumi cambiano di continuo e, anche il giorno dopo, a bicchiere vuoto, si ritrovano gli stessi sentori tropicali. Fatte calmierare le papille gustative con qualche sorso d’acqua fresca, siamo pronti per il primo sip. Distante dai rhum pesanti o da quelli molto dolci qui siamo all’apice delle potenzialità della canna da zucchero. Setoso ma deciso, esuberante ed intenso. Si distende su note speziate e fruttate e su sentori balsamici e cambia col passare dei minuti. In sottofondo regala una nota acida (litchi) precisa, che slancia il sorso. Più che un rum, è un piccolo microcosmo di gusto, che racchiude in sé tutto il fascino di Haiti e ne è specchio fedele.
CLAIRIN ANSYEN SAJOUS invecchiato 21 mesi in botte Rhum di Bielle: con questa etichetta entra in scena l’aging del legno. Il colore è ambra con riflessi dorati, più intenso rispetto a quello dei suoi cugini di 34 e 48 mesi. Questo perché la botte, prima di accogliere il rhum di Bielle, è stata usata per la produzione dello sherry, cosa che si sente chiaramente sia al naso, che in bocca. Il Sajous bianco in questo caso perde la propria aromaticità ed è sovrastato da sentori dolci e vanigliati accompagnati da note di frutti rossi. Sorprende cosa un invecchiamento tropicale riesca a fare in 21 mesi, soprattutto se si pensa che non c’è assolutamente nessun dosage o colorante nei Clairin.
CLAIRIN ANSYEN SAJOUS invecchiato 34 mesi in botte Bourbon di Widow Jane: Le botti utilizzate per l’invecchiamento sono quelle del Bourbon, che tendono a conferire al rum solo le note classiche del legno. Nello specifico, la vaniglia, un leggero sentore zuccherino e alcune note fruttate come quella del cocco. Questi sentori speziati rendono il Clairin Ansyen Sajous intrigante e fine e il tutto è accompagnato da una splendida corrente sapida. Unica pecca, a volerla proprio cercare, è una persistenza leggermente inferiore rispetto a quella, infinita, del fratello blanc. Il che, però, gioca a favore del nostro abbinamento con il sigaro.
CLAIRIN SAJOUS VIEUX invecchiato 4 anni in botti di Whisky (Benriach) e in botti di Rum (Caroni, Bielle e Foursquare): Lasciatevi sorprendere da un vero e proprio statement del mondo dei Rum. Il vegetale e il fruttato sono sempre presenti, ma sono attenuati a favore del legno e delle spezie. Il tutto è completato da un discreto sottofondo salato. Un rum da riflessione con ancora un grande potenziale di invecchiamento. Una piccola specifica: dato che sono trascorsi 4 anni, come da disciplinare AOC dei Rhum Agricole, questo distillato può essere chiamato Rhum Vieux
Per assaporare i sigari Hoyo de Monterrey Le Hoyo du Roi 2002, ci siamo spostati sul terrazzo, dove i nostri prodotti sono stati accompagnati da una vista mozzafiato sulle Dolomiti.
Ecco le nostre note di degustazione.
Hoyo de Monterrey Le Hoyo du Roi 2002: il Corona si presenta con un colorito opaco con una capa media e con alcune piccolissime macchie. Al tatto è vellutato e di buona costruzione. Il profumo meraviglioso è quello tipico dei sigari che ormai hanno raggiunto un affinamento di quasi 20 anni. A crudo ha un classico tiraggio cubano un po’ serrato. Accensione facile, cosa che ci si aspetta da un ceppo da 42. I primi puff sono cremosi e con
note terrose e una forza moderata. La fumata è molto gradevole e per nulla scomposta con una combustione perfetta e una cenere compatta. Verso metà del primo tercio si nota un leggero calo gustativo. Il primo tercio va in cenere con un leggero calo di aromi, sembra quasi abbia perso anche un po’ di forza. Nel secondo tercio il sigaro si riprende con aromi più marcati e tipici del brand. Il sigaro si fuma con piacere nonostante la temperatura della nostra location stia diventando troppo fredda per goderselo con la massima calma. La combustione prosegue perfetta come delineata con un righello. Il terzo tercio avanza sulla linea del secondo. Molto gradevole, una fumata sicuramente elegante e rassicurante, nessuna irruenza gustativa improvvisa, ma un lento alternarsi di gusti. Il sigaro presenta i suoi anni come una signora elegante e orgogliosa della sua età, fa piacere e regala tranquillità. Una forza contenuta fino a metà dell’ultimo tercio dove infine il sigaro cede e si percepisce chiaramente un abbandono e un calo di aromi e di forza. Durata 1 ora e 20 minuti circa.
La lunga ma non invasiva persistenza aromatica lo rende un perfetto compagno per i nostri Clairin.
Difficile descrivere la complicità aromatica tra questo Cubano, di massimo rispetto, e i Clairin Haitiani. Entrambi eleganti e fini nei sapori, si armonizzano senza sovrastarsi.
Sicuramente i distillati e il sigaro ci hanno regalato delle belle emozioni, merito anche della compagnia e della passione che ci fa trovare e trascorrere dei momenti piacevoli, come in questa occasione, dove i suggestivi tetti di una Bolzano semideserta, il paesaggio delle montagne ed una squisita merenda con castagne, vino e un fuoco acceso in una casa splendida del centro storico ci ha permesso di passare delle ore in pieno stile del compartir.
by Giordano Tassotti
Uno Speciale ringranziamento a Giordano Tassotti
Special Thanks for Credit and Photo from